In caso di debiti contratti con il Fisco o con creditori privati può essere richiesto il pignoramento di stipendio e pensioni, tuttavia esiste un metodo previsto dalla legge che consente di tenere al sicuro i risparmi da azioni legali.
Pianificare le spese in base ai guadagni è sicuramente la scelta più oculata che si possa fare, ma questa strategia non è sempre applicabile e non può tenere conto di eventuali problematiche relative alla salute – spesso le cure mediche private costano più di quanto si ha a disposizione – o all’ingresso di finanze (il contraente di un finanziamento potrebbe perdere il lavoro).
L’esempio più comune è quello della stipola di un mutuo per l’acquisto di una casa. Si tratta di un debito contratto con la banca che ci fa da creditore e che prevede interessi e moratorie nel caso in cui si salti una rata. Nel migliore dei casi si riesce ad ottemperare ai debiti contratti, ma cosa succede nel caso in cui subentrino problematiche di qualsiasi tipo?
In questi casi il rischio che venga richiesto il pignoramento dello stipendio sino al saldo del debito è chiaramente presente e cosa si può fare per evitare che i risparmi vengano erosi da azioni legali causando problemi economici ancora più profondi di quelli che si ha già? Per fortuna la legge prevede in ogni caso delle tutele sul mantenimento di somme che possano consentire la gestione delle spese vitali, vediamo quali sono e come poter prevenire eventuali azioni legali da parte dei creditori.
La prima cosa da fare quando ci si trova in una situazione di rischio pignoramento è comprendere quali sono i limiti di pignorabilità. Per quanto riguarda infatti i pignoramenti sul conto corrente, questi non possono avvenire se il totale dei risparmi non supera il triplo dell’assegno mensile dell’assegno sociale. In caso di richieste di pignoramento da parte di più creditori, inoltre, la somma sottratta al debitore non può essere più della metà dello stipendio percepito.
Queste norme sono pensate per tutelare i cittadini, i quali anche in caso di posizione debitoria non possono essere privati delle risorse essenziali per pagare quantomeno la spesa e i costi di servizio necessari. Nel caso delle aziende, la tutela arriva dalla Legge Salva Debiti, grazie alla quale il debitore può fare domanda per la procedura di sovraindebitamento che se accettata dal tribunale produce il blocco delle azioni legali intraprese dai creditori.
Infine, qualora non si possa fare nulla per bloccare il pignoramento dello stipendio, della pensione o del conto corrente, si può quantomeno chiedere che i debiti vengano unificati in uno solo. In questo modo il Tribunale si prende l’incarico di valutare la situazione e di gestire il pagamento dei vari debitori attraverso una ripartizione delle cifre sottratte al debitore, garantendo che non vengano superati i limiti previsti dalla legge.
Ma se volessimo evitare di arrivare ad una situazione del genere? L’unica soluzione potrebbe essere quella di stipulare in tempi non sospetti una polizza vita del ramo 1. Trattandosi di una somme dedicate a misure assistenziali, queste godono di specifiche protezioni da eventuali sequestri.
Ci si può tutelare in parte anche con i conti cointestati, visto che i creditori possono richiedere il pignoramento della sola metà appartenente al debitore e non a quella del coniuge. Il deposito di fondi su conti terzi – come ad esempio quelli di parenti – può essere una soluzione preventiva.